Cadono le barriere tra i territori della Serenissima. L'Europa ricompone la Repubblica di Venezia e sana in parte le ferite degli ultimi esuli italiani. Con l'entrata da ieri della Croazia nell'Unione Europea come membro numero 28 si abbassano quasi a zero le distanze tra Italia e Croazia, tra Italia e Istria e Dalmazia. Per l'abolizione formale delle frontiere bisognerà attendere l'adesione di Zagabria all'accordo di Schengen, ma intanto la regione istriana è riunificata.
Nonostante la crisi economica che non è estranea alla crisi dell'Europa, l'Unione continua ad allargarsi. Gli ultimi ingressi precedenti erano stati nel 2007 quelli di Romania e Bulgaria, mentre del 2004 è l'infornata di 10 Stati in gran parte dell'est. La Ue ora raggiunge i 506,8 milioni di abitanti, avendo incorporato i 4,4 milioni di croati. Sono quasi tutti cattolici: la Croazia - a parte la Svizzera che fa sempre caso a sé - è l'ultimo Paese rilevante a maggioranza cattolica che si integra nell'Unione: gli altri ci sono già tutti, forse in omaggio ai fondatori cattolici dell'Europa, De Gasperi, Schumann ed Adenauer.
Ecco un breve riepilogo dei numeri della storia dell'integrazione europea: 6 i Paesi fondatori con i trattati di Roma del 1957, Italia, Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo; nel 1973 se ne aggiungono 3, Danimarca, Irlanda e Gran Bretagna, e la Comunità Europea diventa a 9; siamo in 10 nel 1981, con la Grecia; nel 1986 Spagna e Portogallo fanno 13; quota 16 si raggiunge con Austria, Finlandia e Svezia nel 1995; infornata record il 1° maggio 2004, con 10 Paesi tutti insieme: Polonia, Malta, Cipro, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Lituania, Lettonia, Estonia, e così l'Europa passa a 26; Romania e Bulgaria che erano rimaste indietro si aggiungono nel 2007, e la Ue fa 27; ieri la Croazia ha portato a 28 i membri dell'Unione Europea. Ma la storia non finisce qui, ci sono altri candidati: Serbia, Montenegro, Macedonia, Islanda, Turchia e Albania.
Osvaldo
L'Europa si allarga, benvenuti i croati, spero che il progressivo aumento dei paesi membri non comporti un progressivo annacquamento dei valori europei, che non sono quelli religiosi, ma quelli di una comune civiltà democratica, liberale, tollerante, laica, che parte dal pensiero filosofico greco ed arriva fino a noi. Non si fa il bene dell'Europa se, per allargare il numero, si deroga su questi valori. Spero che sia il nazionalismo croato (che molti danni ha fatto nelle vicende balcaniche) a cedere il passo ai valori dell'Unione, e non viceversa. Per quanto riguarda i futuri candidati, per Serbia e Montenegro vale quello che vale per la Croazia: si entra in Europa se c'è un'idea di "comunità" in cui le istanze nazionalistiche e le velleità di grandezza vengono accantonate o per lo meno trasferite ad un livello sovranazionale. La Turchia, per come la vedo io, ha ancora moltissima strada da fare per essere accettabile come "paese europeo", e questo al di là di ogni considerazione geopolitica sull'importanza strategica del paese.
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